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Vessicchio (quello cattivo), la guardialinee e lo sport poco sportivo | "Qui e ora" di Paolo Bruni

Pubblicato da: Categoria: ATTUALITA'

27
MAR
2019

Lo sport, per definizione, è un’attività d’impegno psico-fisico con intenti ricreativi o professionali finalizzati alla salute del corpo e della mente. Esso comporta notevole impegno, sacrificio, disponibilità, disciplina e autocontrollo che, in sinergia, convergono su ottimi risultati salutari. Lo sport, affiancato a una corretta alimentazione e a una buona qualità di vita, è un eccellente metodo di prevenzione delle malattie. Gli sportivi professionisti, inoltre, convertono un corretto stile di vita in un’attività lavorativa. Lo sport, in forma ricreativa o professionale, induce gli atleti ad atteggiamenti leali ed etici che, spesso, divengono esempio anche per i tifosi. Tutte le figure che ruotano in ambito sportivo, infatti, sono note per le loro moralità e correttezza che riescono a infondere nel pubblico. Il grande impegno richiesto dallo sport induce gli atleti a trascurare la propria vita sociale e la ricerca di una carriera lavorativa alternativa, pertanto, i guadagni derivanti dall’attività sportiva devono necessariamente contemplare la futura quiescenza e il reinserimento nel mondo del lavoro.

Ora, dopo aver teorizzato enfaticamente quello che dovrebbe essere realmente l’ambiente dello sport, affrontiamo la dura realtà che, in perfetta sincronia, segue le tendenze sociali pregne di edonismo esasperato.

Sebbene lo sport resti comunque un’attività salutare, alcune discipline sportive hanno quasi completamente abbandonato i principi etici e morali a favore della spettacolarizzazione e l’interesse economico che le governano quasi interamente. Certo non s’intende criminalizzare nessuno sport in particolare ma appare, quantomeno, paradossale il vasto giro d’interessi milionari che riguardano sia gli atleti, sia l’intero complesso di figure che ruotano loro attorno.

È indiscutibilmente immorale che coesistano ambiti sociali soggetti alle peggiori privazioni mentre si acquistino calciatori per importi superiori a 200milioni di euro retribuendoli per oltre 100milioni annui. Come se questo non fosse abbastanza discutibile, alcuni settori sportivi, spesso proprio quelli dove il denaro è il vero protagonista delle competizioni, hanno smesso di diffondere messaggi positivi ed etici verso i tifosi e l’intera società.

Così, oltre ad atleti tutt’altro che sportivi e tifosi più adatti all’arena che agli spalti, a essi si aggiungono figure mediatiche che, piuttosto di diffondere la migliore cultura dello sport, ne alimentano il lato più becero. Così come avviene anche nella carta stampata, c’è chi adopera i mezzi di comunicazione per esprimere il peggio di se, erigendo pulpiti sui cumuli del degrado sociale.

Questo è quanto accaduto durante il match di Eccellenza in Campania tra la Sant'Agnello e l'Agropoli quando Sergio Vessicchio, telecronista di un’emittente salernitana, in ossequio al suo stile, ha denigrato in diretta la guardalinee Annalisa Moccia dichiarando pubblicamente: «È uno schifo vedere le donne che vengono a fare gli arbitri in un campionato dove le società spendono centinaia di migliaia di euro ed è una barzelletta della federazione una cosa del genere, impresentabile per un campo di calcio». La sua critica, quindi, non era riferita alla qualità del lavoro dell’assistente ma al solo fatto che fosse donna. Non soddisfatto, Vessicchio ha affidato le sue esternazioni ai social ribadendo: «Ritengo personalmente che far arbitrare le donne nel calcio sia sbagliato per molti motivi, quindi confermo il mio pensiero. Perché tutti questi squallidi moralisti non fanno una battaglia per farle giocare insieme ai maschi? La vera discriminazione è questa».

Prontamente, l’Ordine dei Giornalisti della Campania ha sospeso il giornalista più volte richiamato per i suoi atteggiamenti sessisti. E, purtroppo, non è possibile parlare di fortuite coincidenze giacché Sergio Vessicchio è un acceso sostenitore della Lega in Campania. Nel 2019, questo, purtroppo, non è un evento isolato e, non a caso, coincide con un modus cogitandi tornato in voga e ampiamente legittimato negli ambienti istituzionali. Gli stessi che sostengono e parteciperanno al XIII Congresso Mondiale delle Famiglie (un rigurgito inquisitorio di antiabortisti, antifemministi, anti-LGBTQI, classificato come “gruppo d’odio”) che si terrà a Verona dal 29 al 31 marzo prossimi. Bentornato Medioevo.



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